Pillole di IN-Stabilità

Legge n. 228 del 24 dicembre 2012
Legge di stabilità 2013
Il maxiemendamento del Governo ha fatto si che questa legge sia composta
da un solo articolo e da 560 commi.
Il testo integrale della legge è pubblicato sul nostro sito
www.confsaluniversita.it
.
Abbiamo ritenuto utile estrapolare alcuni commi che per il loro contenuto possono essere
di particolare interesse per il personale universitario.

Legge di stabilita 2013 – n 228 del 24 dicembre 2012

 

 

Comunicato stampa

Ancora una volta i lavoratori pubblici si trovano nel mirino del Governo, puniti e penalizzati come se fossero il peggio di quest’Italia, mentre si sforzano di sopravvivere tra mille difficoltà economiche, in presenza di una classe politica ormai indifferente e succube dei poteri forti.
La CONFSAL Federazione Snals Università Cisapuni, congiuntamente alla confederazione
CONFSAL, ha avviato una forte mobilitazione di protesta per sollecitare tutti i partiti, che nei prossimi
mesi ci chiederanno i voti durante la campagna elettorale, di intervenire sul decreto legge i…

Comunicato stampa (visualizza PDF)

Editoriale del Segretario Generale della CONFSAL, Marco Paolo Nigi: “Mobilitazione generale contro la spending review “all’italiana”!

UN PROVVEDIMENTO DISORGANICO ED INIQUO
La Confsal: mobilitazione generale contro la spending review “all’italiana”!

La “promozione del lavoro” per un Governo illuminato dovrebbe essere centrale per la crescita e per il conseguimento dell’avanzo primario e del pareggio di bilancio

Il Governo “Monti”, all’atto del suo insediamento, aveva preannunziato una revisione organica dei flussi di spesa pubblica raccordando la loro riduzione con la riorganizzazione delle attività ai fini di una più efficiente erogazione dei servizi e dell’eliminazione degli sprechi.

Sulla base di questo “annunzio”, la Confsal aveva rilanciato, aggiornandola, la sua proposta politico-sindacale sulla spending review, basata su:

  • la organicità dell’intervento, con il conseguente abbandono della pratica inefficace dei tagli lineari;
  • la obbligatorietà di operare sugli sprechi delle pubbliche amministrazioni causate dall’invadenza della politica negli atti amministrativi, evitando così maggiori tassazioni e il conseguente ulteriore aumento della pressione fiscale;
  • la destinazione delle risorse derivanti dalle economie di bilancio e dai risparmi di gestione prioritariamente verso obiettivi di efficienza delle pubbliche amministrazioni e subordinatamente a sostegno dello sviluppo economico e occupazionale;
  • il miglioramento del rapporto costo-qualità dei servizi pubblici;
  • una corretta gestione delle risorse umane e professionali nei processi di riorganizzazione strutturale e funzionale, attraverso le leve della meritocrazia, della premialità, della formazione e della mobilità professionale.

La nostra proposta sulla gestione delle risorse umane trova fondamento su un dato di fatto inconfutabile: in Italia, l’occupazione pubblica in relazione alla forza lavoro non risulta particolarmente elevata. Infatti, in merito, l’Ocse ha pubblicato i dati 2011 in cui risulta che la media dei 32 Paesi aderenti all’Organizzazione è del 15% e il dato italiano si attesta al 14,3%, al di sotto di quello dei Paesi europei, con poche eccezioni.

A questa situazione si è giunti attraverso i reiterati blocchi del turn over e delle assunzioni che, in concorso con l’ampliamento del numero dei contratti a tempo determinato, ha reso il pubblico impiego italiano “vecchio e in gran parte precario”.

Pertanto, l’interesse del legislatore, per la materia riserva di legge, e delle parti sociali impegnate nelle relazioni industriali, per la materia negoziale, si dovrebbe prevalentemente orientare sulla correzione di una “eventuale” sbilanciata distribuzione del personale pubblico, causata in gran parte dall’andamento dei pensionamenti, disancorato dalle logiche funzionali e organizzative, e dal blocco del turn over. Se a questo si aggiunge che non sempre il trasferimento istituzionale e amministrativo delle funzioni è stato accompagnato da una redistribuzione del personale, si può convenire che è necessario razionalizzare alcuni uffici territoriali delle amministrazioni “statali”, nonché istituzioni e relativi uffici regionali e locali.

Per realizzare una “vera” razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni, che non necessariamente deve significare riduzione, è necessario ripartire dalla definizione delle funzioni per ridisegnare i servizi pubblici, in un’ottica di responsabilità centrale e territoriale, eliminando ogni sovrapposizione di competenze, e il conseguente fabbisogno di professionalità.

Si rende indispensabile analizzare la spesa nei suoi caratteri e nella sua evoluzione, a volte anomala, intervenire con innovazioni organizzative, di ordine strutturale e funzionale, e tecnologiche, soprattutto  con l’implementazione della digitalizzazione del sistema pubblico e una sua efficiente governance, operare la scelta strategica dei campi di intervento e puntare su semplificazione e trasparenza.

Fino a qualche giorno fa sembrava che il governo “Monti” si stesse muovendo nella direzione indicata e auspicata dalla Confsal. Ma così non è stato: nell’ultimo mese di governo la spending review ha smarrito la caratteristica originale di operazione programmatica e di intervento organico, secondo la previsione di legge, scadendo ad una semplice riduzione di personale e di spesa con “ciechi” tagli lineari. Infatti, venerdì 15 giugno il Governo, con il varo di un decreto legge e di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha aperto la prima fase della spending review e ha rivelato che non sa fare di più che confermare il vecchio inefficace metodo dei tagli lineari agli organici, mortificando ancora una volta i lavoratori del settore pubblico e “riducendo” l’offerta dei servizi pubblici. Nella previsione del decreto legge, tra l’altro, c’è la soppressione di Agenzie, quali “Monopoli” e “Territorio”, con la cancellazione di importanti e autonome funzioni agenziali e la grave penalizzazione del relativo personale che ha sempre avuto meriti professionali universalmente riconosciuti. Pertanto, la Confsal proporrà, durante l’iter parlamentare, l’eliminazione di detta previsione di legge.

Se il preannunziato decreto “Bondi”, con i tagli ai budget dei Ministeri e con gli interventi sul pubblico impiego per 5 miliardi di euro per il 2012 e per 16 miliardi di euro per il 2013, non si discosterà per logica politica, metodo, contenuti e struttura normativa  dai decreti del 15 ultimo scorso, il governo “Monti” dimostrerà ancora una volta di sapere operare solo “unilateralmente” e a grave danno dei lavoratori, dei pensionandi e dei contribuenti onesti. In particolare, nel caso specifico del pubblico impiego, il governo, dopo aver sottoscritto l’Intesa di Palazzo Vidoni del 10 maggio 2012 fra Stato, Regioni, Autonomie Locali e Parti Sociali rappresentative, si è avviato a disattendere clamorosamente i termini dell’accordo.L’Esecutivo Monti non può sostenere la crescita e in funzione di essa la realizzazione di efficienti pubbliche amministrazioni, se è vero che non perde occasione per mortificare il lavoro, in questa occasione quello pubblico, sia in qualità di governo della Repubblica che di datore di lavoro.

La “promozione del lavoro” per un governo illuminato dovrebbe essere centrale per la crescita e, in una economica dinamica, per il conseguimento degli obiettivi dell’avanzo primario e del pareggio di bilancio. È ormai evidente che tutto questo non appartiene alla “cultura politica” del governo “Monti”.

La Confsal, come sempre, in piena autonomia e responsabilità ha valutato i provvedimenti e le proposte legislative del governo, rilevando una costante iniquità e gravi penalizzazioni nei confronti dei lavoratori e dei pensionandi, inclusi gli esodati, e, pertanto, proclama la mobilitazione generale dei suoi iscritti e simpatizzanti.

 

Il  Segretario Generale
Prof. Marco Paolo Nigi